Sicilia che frana, Sicilia assetata, Sicilia che dimentica

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di Salvo Barbagallo

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Non c’è un “Osservatorio” stabile che segnali e denunci (ove del caso) le mille e mille disfunzioni che quotidianamente vive la Sicilia. Di certo nelle cronache dei mass media appaiono i “disastri” che di verificano nell’Isola, ma quasi sempre vengono dati come “notizie”, non come misfatti che vengono perpetrati contro la collettività. Una collettività che, purtroppo, subisce ma non ha più la “voglia” di reagire, di urlare un dissenso, una collettività che si lascia andare all’indifferenza prendendo quanto accade come “scontato”.

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Il viadotto Himera crollato
Il viadotto Himera crollato

Dal viadotto Himera, alla frana che sta assetando Messina, alle frane “non stop” che interrompono le arterie di collegamento principali e secondarie, dallo scandalo del centro di accoglienza profughi “Cara” di Mineo (che fino ad oggi non ha provocato nulla se non indagini e indagati che si perdono nel silenzio), agli arresti eccellenti (da Roberto Helg ex vice presidente della Gesap, al presidente di Rete Ferroviaria Italiana Dario Lo Bosco) ai processi come quello per voto di scambio all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo finito nel nulla perché “il fatto non sussiste”, tutto passa in seconda linea e, spesso, nel dimenticatoio. E intanto la Sicilia continua a crollare con un governo (quello di Rosario Crocetta) che non governa e non riesce a fronteggiare le emergenze che si presentano ogni giorno.

Probabilmente non cambierebbe nulla, anche se ci fosse un “Osservatorio” stabile che segnalasse e denunciasse le malefatte di quanti approfittano di una situazione fluida per arricchirsi e imbrogliare pure il vicino di casa. Sembra una condizione “fisica” irreversibile, quella che si presenta oggi in Sicilia e non consola il fatto che anche in altri territori del Paese le cose non vadano, poi, tanto meglio.

Emergenza acqua a Messina
Emergenza acqua a Messina

Dicono “Sicilia come Terzo Mondo” per Messina, città rimasta senza acqua per la conduttura spezzata da masse di detriti che scivolano a valle. Ma le responsabilità? Quelle, dicono, sono antiche, non attuali. Beh, forse è vero: le responsabilità vengono da lontano nel tempo e, a parte quelle indiscusse che ricadono sui governanti siciliani, bisogna andare lontano, oltre lo Stretto, per “trovare” quelle principali. Bisogna arrivare sino a Roma, ora Mafia Capitale, andando per quell’autostrada Reggio Calabria-Salerno i cui lavori non finiscono mai.

E’ il cane che si morde la coda, è quel vecchio ritornello siciliano che dice “Tri pila avi ‘u porcu…” che ritorna sempre in mente, mentre nessuno vuole ricordare i giovani (e meno giovani) senza lavoro, senza prospettiva che non hanno neanche voglia di protestare, tanto a che servirebbe? In compenso lasciamo arricchire i soliti ignoti (o noti?) con i compensi che ricevono giornalmente per l’accoglienza ai profughi (ex clandestini, ex immigrati, ex migranti, ex….) che fuggono dalla loro Terra in guerra, sperando di trovare una Patria migliore. Ma quando mai? Le illusioni sono soltanto per i derelitti, le speranze per i disperati.

Sicilia abbandonata? No, solo sfruttata, fino al midollo. Non c’è da rivolgersi a Roma, anche se chi rappresenta il Paese, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è Siciliano. Chissà perché chiunque lasci la Sicilia neghi la sua esistenza, magari poi, dopo tempo, tornare nell’Isola e pentirsene subito dopo, appena messo piede nell’Isola. Perché tanto, non è cambiato alcunché. E lamentarsi e piangersi addosso (come molti fanno retoricamente) non serve a niente.

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